La conquista di Canaan

- studio sul libro di Giosué

 Jessie Penn-Lewis

 

Il coltello tagliente di Ghilgal

La storia d’Israele ci porta più lontano. Giungiamo al momento in cui dobbiamo sperimentare veramente la nostra comunione nella morte di Cristo. Dopo che gli Israeliti, per fede e ubbidienza, ebbero attraversato il Giordano, dovettero subire l’esperienza del coltello affilato nella loro carne. A Ghilgal il popolo fu circonciso e dovette aspettare qualche giorno prima di ripartire in guerra, giorni in cui la pietra affilata fece la sua opera (Giosuè 5:2-3).

Quest’esperienza precede l’apparizione dell’Uomo con la spada sguainata a Giosuè davanti a Gerico. Questa parte suggestiva del racconto biblico si riferisce a una fase precisa della vita spirituale. Sarebbe funesto, per il figlio di Dio, entrare in guerra con Satana e con gli avversari della Chiesa di Cristo appoggiandosi semplicemente sul fatto che è morto con Cristo, a meno di consentire allo Spirito Santo di usare nei suoi confronti la pietra tagliente e operare una separazione assoluta fra sé stesso e il peccato, la carne e il mondo. Ciò equivale a dire che la Croce è una potenza di separazione che dev’essere applicata alla nostra vita in ogni realtà. Questo episodio della storia d’Israele ne dà un’immagine molto incisiva.

Dopo aver preso posizione per fede, che consiste nell’essere sepolto nelle acque delle acque del Giordano, devi essere pronto a lasciare che lo Spirito Santo adoperi il coltello e tolga tutto ciò che può ancora dominare la tua vita, per quanto attiene alla carne. Lo Spirito Santo compirà in te ciò che Paolo definisce “la circoncisione del cuore” che è la vera circoncisione secondo Dio.

Il passo di Galati 5:24 mette in risalto quest’esperienza. «Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri.»

Questa è giuridicamente la posizione di tutti i figli di Dio, ma la devono vivere pure praticamente. Perché, in questa guerra spirituale rimarrà sempre un terreno su cui il nemico ci attaccherà e che ci indebolirà nel combattimento, a meno che il “coltello” venga applicato a tutto quello che le Scritture definiscono con “carne”.

La “carne” dev’essere mantenuta sotto la spada affilata della croce, perché se nella nostra vita tolleriamo l’indulgenza verso noi stessi o verso qualsiasi cosa dubbia, e proviamo a iniziare l’offensiva contro l’avversario, si ritorcerà contro di noi e, beneficiando del vantaggio che è sfuggito alla Croce, ci opprimerà con terribile potenza.

 La carne, il terreno che consente a Satana di provare a sedurre i figli di Dio

Vediamo costantemente attorno a noi fatti che illustrano quello che abbiamo appena detto. Non hai mai incontrato una persona che ha avuto l’anima veramente spezzata dall’azione dello Spirito di Dio e che, in seguito, è entrata in una profonda seduzione, è diventata fanatica e si è allontanata in estremi pericolosi? Ti chiedi come questo sia possibile? Nel più profondo della vita di questa persona, per esempio, ci può essere stato un orgoglio segreto frutto della carne, che non era stato portato alla Croce. È entrata in battaglia contro il nemico e allora uno spirito malvagio si è impadronita di lei partendo dal terreno d’accesso di quest’orgoglio nascosto e si è manifestato come spirito di seduzione.

Nella misura in cui entriamo in questa vita in cui proclamiamo la Vittoria, non solo per noi stessi, ma per gli altri, dobbiamo lasciare lo Spirito di Dio agire con il suo bisturi per tagliare via ogni orgoglio nascosto, ogni ambizione segreta, ogni desiderio di mettersi avanti, di apparire e, anche se non sentiamo il bisogno immediato di quest’operazione, di dirGli “Spirito di Dio, agisci nel mio cuore con la spada sguainata della croce e estirpa tutto quello che può ancora sussistere della mia vecchia vita, in qualche angolo nascosto; agisci nelle cose di cui non sono a conoscenza e vai particolarmente in profondità, in tutto ciò che concerne il mio orgoglio segreto.”

Molte persone non vogliono sentir parlare della possibilità di essere sedotte dalle potenze delle tenebre, ma la loro resistenza a questa verità proviene proprio dall’orgoglio che è nascosto nel loro cuore. Esse non vogliono riconoscere che possono essere sedotte o sorprese dal leone ruggente dell’inferno.

Ci conviene camminare con circospezione e chiedere umilmente a Dio di custodirci, nella Sua misericordia, da ogni orgoglio avente per oggetto l’invulnerabilità del nostro spirito. In effetti, quest’orgoglio, potrebbe indurci a credere che siamo così avanti spiritualmente da non rischiare nessuna seduzione e di riuscire a smascherare il nemico, sotto qualunque forma si presenti. Facciamo ben attenzione a non fidarci di noi stessi, perché il nemico non possa farci cadere nelle sue reti, proprio perché non siamo vigilanti. Al contrario, preghiamo, vegliamo e siamo pronti ad accettare la verità su noi stessi senza risentirci. Quest’apertura del cuore, quest’umiltà ci renderanno capaci di non essere colpiti o feriti dalle osservazioni che ci potranno fare, e questo perché avremo ricevuto l’amore della verità e non vorremo, per nulla al mondo, sapere altre cose che la verità.

La necessità di un’esperienza sempre nuova della Croce, potenza di liberazione

Aggiungo una parola di avvertimento: non rimanere aggrappato alle esperienze passate della Croce. Sei entrato nel Giordano per fede e, da quel momento, devi ritenerti sepolto nelle sue acque, fuori vista, questo è perfettamente vero. Ma, il fatto che Israele, dopo quest’esperienza, abbia subito la circoncisione, ci insegna che dovettero sperimentare la Croce, che operava a vivo nella loro carne. Allo stesso modo, se a proposito di Galati 5:24 dici “Quelli che appartengono a Cristo hanno crocifisso la carne, di conseguenza non ho più nulla a che spartire con la carne perché non esiste più”, allora correrai veramente il pericolo di cadere in trappola dell’avversario, perché non conti sulla potenza di separazione della croce di Cristo, perché agisca in te attimo dopo attimo. Nella guerra spirituale, l’unica possibilità che hai di essere protetto è possedere una fede presente e attiva nella virtù presente e attiva della Croce.

Stai forse dicendo che hai portato alla Croce tutte le cose di cui eri cosciente fino ad ora? Ma ci può essere un punto debole del tuo carattere che il diavolo conosce ma di cui non ti sei mai reso conto. E, pian piano, egli soffia su queste ceneri per ravvivare il fuoco mentre non stai sul chi va là, e ti crogioli nel pensiero che sei stato così ben crocifisso che nulla potrà farti mai cadere. Ecco il motivo per cui certe anime vengono sedotte e vinte proprio sul punto in cui si credevano più forti. Esse non erano attente, non vegliavano e si credevano completamente al sicuro!

Vediamo quindi che una cosa è dire, per fede, che siamo morti al peccato, e un’altra consentire a Dio ci compiere tutta la realtà di quest’esperienza nella nostra vita. Quando la separazione diventa veramente effettiva, allora comprendiamo ciò che significa la lama affilata del coltello. Non perdere mai di vista questo, quando procedi nel combattimento spirituale. Chiedi al Signore di fare uso costantemente della sua “spada” della Croce in ogni parte del tuo essere, sia che riguardi le facoltà della tua intelligenza, la fiducia in te stesso o il campo delle tue simpatie e degli affetti. Che questa spada sia costantemente attiva in te; non è sufficiente che lo sia stata ieri, deve esserlo anche oggi. Questo avrà come risultato di togliere al nemico le armi che potrebbe sfruttare a suo favore.

Il capo dell’esercito dell’ETERNO con la spada sguainata

 Dopo l’esperienza della circoncisione venne la rivelazione di Cristo risorto. «Mentre Giosuè era presso Gerico, egli alzò gli occhi, guardò, ed ecco un uomo in piedi che gli stava davanti, tenendo in mano la spada sguainata.» (Giosuè 5:13) La battaglia stava per appartenere a Dio. Giosuè era solo lo strumento visibile, E’ DIO CHE ERA IL VERO CAPO, e stava là con la spada sguainata in mano, pronto ad agire. La guerra che Dio scatenava per mezzo di Giosuè era diretta contro le orde sataniche nascoste dietro i Cananei. Questi praticavano la stregoneria, la magia e molti di loro avevano comunione con gli spiriti della famiglia, con i demoni. Erano degli adepti della magia nera. Di conseguenza non era contro i Cananei stessi che era stata dichiarata guerra, ma contro le potenze sataniche a cui questi popoli si erano abbandonati, e a cui rendevano un culto sotto forme diverse.

Il capo dell’Esercito con la sua spada in mano dichiarava la guerra. Lo vuoi fare anche tu? Povero mortale, debole e insignificante! Chi sei? In verità nulla, ma la potenza  appartiene al divino Capitano. Se riconosci in Lui il capo che dirige i combattimenti contro il peccato, contro Satana, e contro tutto ciò che si oppone a Cristo, anche se tu fossi un solo fuoco di paglia con le tue forze, puoi comunque essere un ostacolo in più sul percorso del nemico che si oppone a lui. Puoi resistere, tenere con piedi fermi e dichiarare: “Mi elevo contro tutte le cose che Gesù Cristo riprova, che io le conosca o no, e sto in piedi, unito al Vincitore che ha la spada nuda in mano”.

La vittoria di Gerico

Ora rivolgiamo l’attenzione ai diversi aspetti che presenta la guerra spirituale. Chi avrebbe mai pensato si potessero spodestare gli abitanti di Canaan iniziando con una semplice marcia attorno alla città? Qual è l’insegnamento che possiamo trarre dalla vittoria di Gerico? Essa sembra essere un’illustrazione della preghiera vittoriosa. Osserva i guerrieri che fanno il giro attorno alle mura. Uno spettatore avrebbe ragione a dire: “Che tipi insensati! Pensano che le mura di Gerico cadranno semplicemente perché ci girano intorno?” Eppure, c’era una potenza insospettabile in questa marcia. Essi mettevano in atto la loro fede nel Dio vivente, Jaweh, l’Eterno degli eserciti. Nel momento preciso in cui questo divino Capitano vide che l’esercito nemico era vinto, impartì l’ordine di gridare e le mura crollarono.

Sarà lo stesso nella nostra esperienza, ma non dobbiamo gridare per la vittoria prima che il Signore ce ne dia l’ordine. Se Lo anticipiamo, il nemico potrebbe trarne vantaggio. A volte ci capita di essere così pieni di gioia quando vediamo che le mura delle nostre “Gerico” iniziano a incrinarsi che dichiariamo prematuramente abbattute. Così smettiamo di pregare, e il nemico vince la battaglia. Sarebbe molto più saggio perseverare e rimanere in silenzio, per non correre il pericolo di non aver pregato abbastanza.

Gerico ci parla del trionfo mediante la preghiera e c’insegna ad assumere un atteggiamento positivo di fede di fronte a potenti fortezze del nemico che essa prefigura.

La sconfitta di Ai

Il seguito della presa di Gerico c’insegna un’altra lezione: quella della necessità di non farsi prendere dall’eccitazione e a mantenere uno spirito moderato e la calma quando Dio esaudisce le nostre preghiere, e ci dà di realizzare quale potenza meravigliosa abbia la fede per distruggere le fortezze dell’avversario. Troviamo questa lezione esposta nel capitolo 7, versetto 3. Possiamo intitolarla “La pazzia del disprezzare o sottovalutare il nemico” oppure “il pericolo di essere gonfi d’orgoglio quando suona la tromba della vittoria”.

Ai era una piccola cittadina, nessun bisogno di mandare uomini di guerra, due o tremila uomini saranno sufficienti! Ma quelli «si diedero alla fuga davanti alla gente di Ai.» Che pazzia sottovalutare il nemico! Quando comprendiamo veramente cosa significa questo combattimento contro le potenze delle tenebre, nessun dettaglio sembrerà troppo piccolo. In questa guerra santa, non ci sono cose insignificanti. Su ogni punto bisogna vegliare, altrimenti sarà proprio nelle cose che giudichiamo troppo poco importanti per farne oggetto di preghiera, che otterremo una sconfitta cocente. È questo l’errore che commettono molti cristiani: o sottovalutano la potenza del nemico, oppure la ingrandiscono e la prendono per più importante di quello che è in realtà. Per nessun motivo, non disprezzare il nemico.

La causa della sconfitta

Quale fu il motivo della sconfitta di Ai? Quando Giosuè gridò all’Eterno al riguardo, gli fu risposto che c’era una causa per quella sconfitta e che doveva essere scoperta. Conosciamo la storia di Acan, la ricerca dei suoi propri interessi e il suo nasconderli, che divenne la fonte delle difficoltà per tutto Israele. Questa triste esperienza mette in risalto la necessità urgente che la Croce faccia la sua opera di separazione in noi, prima che ci mettiamo in marcia per assediare la nostra “Gerico”. Nel caso di Acan, fu l’amore del denaro all’origine di tutto il male. Ci sono anche degli “Acan” odierni nel popolo di Dio, che si attaccano all’oro e ai soldi, che desiderano abiti magnifici, spendono i loro beni per i propri lussi, privando così la Santa guerra contro i nemici di Dio, dei mezzi finanziari che consentirebbero di guadagnare terreno. Fai attenzione, veglia, per paura di subire una disfatta su questo argomento, pur essendo persuaso di camminare nella vittoria. Ricordati che, molto probabilmente, Acan aveva fatto il giro di Gerico con tutti gli altri. Sistemiamo la questione dell’oro e dell’argento, del vestire; assicuriamoci che non ci sia un campo nella nostra vita sottratto alla luce del nostro Signore Gesù Cristo e agiamo in modo da non dover arrossire in Sua presenza, lasciamolo esaminare le spese che facciamo per le nostre cose e i bisogni personali.

Com’è difficile ottenere denaro per l’opera della predicazione della croce, quando questa predicazione è fatta con purezza e integrità! È un fatto noto che quasi tutte le missioni che lavorano su un terreno veramente spirituale ma senza fare molto rumore o pubblicità, sono paralizzate dalla mancanza di mezzi finanziari.

È il diavolo che intercetta i fondi e fa diventare i servitori di Dio handicappati nella predicazione della Croce. Attraverso le nostre preghiere, dev’essere costretto a mollare la stretta su quanto concerne il denaro.

La rivincita

Studiamo ora il capitolo 8, per vedere come il terreno perso ad Ai sia stato riconquistato secondo le istruzioni date dall’Eterno a Giosuè. Israele non avrebbe potuto penetrare oltre nel paese se non avesse nuovamente attaccato Ai e l’avesse vinto là dove in precedenza era stato vinto lui. Il Signore adopera le tattiche del nemico per infliggergli a sua volta una sconfitta. Forse ti disperi per essere stato sedotto da lui, e pensi che non potrai mai più essere come prima! Ma, al contrario, il vantaggio stesso che ha conquistato su di te può diventare un’arma vincente per te e per gli altri.

Ricordati che il sangue di Gesù intercede ora per te oltre la cortina, e ti purifica da ogni peccato per l’azione dello Spirito Santo, rendendolo efficace per la tua anima. Contando quindi sulla virtù di questo sangue prezioso per purificarti, rivolgi a Dio questa preghiera: “Signore, usa queste reti del nemico che mi hanno imprigionato per insegnarmi come posso salvare gli altri”.

L’esperienza che hai acquisito ti conferisce un ministero di cui sei responsabile in vista della liberazione del tuo prossimo. Smetti di lamentarti sul passato, non cercare di salvare le apparenze. Non ti barricare dietro alle scuse, anche quando hai agito con rettitudine e lealtà. Attorno a te ci sono anime che erano rette e sincere e che, comunque, si sono lasciate sviare dalle astuzie del diavolo!

L’Eterno ordinò a Giosuè di ritornare indietro e di attaccare Ai. Non potrai neanche andare avanti, senza prima aver riconquistato il terreno perso. L’ostacolo sul tuo cammino dev’essere superato. Quante volte ci succede di indietreggiare, non volendo affrontare gli “Ai” che ci hanno sconfitto, finché non decidiamo di dire a Dio: “Signore, per grazia Tua e rivestito della Tua forza, voglio riconquistare il terreno perso, costi quello che costi”. Il Signore non ti concederà nessun’altra vittoria, fino a quando avrai fatto il giro di questa Gerico e conquistato questo Ai che ti stanno davanti.

Hai preso la decisione di metterti risolutamente dalla parte del Re divino, e di dichiarare guerra ai principati e alle potenze che sono nei luoghi celesti? Agli ordini del capo dell’esercito dell’Eterno, vuoi essere forte e pieno di coraggio oggi stesso? Sei deciso a camminare nella vittoria, appoggiandoti sul trionfo del Calvario e della Croce?

Sei pronto a lasciare che il Signore utilizzi il “coltello” per togliere via da te e da ciò che ti sta attorno che potrebbe offrire occasione a Satana di inserirsi e paralizzarti? E vuoi, nel nome di Dio, prendere la decisione che ogni luogo che il tuo piede calcherà diventerà tuo?

Supponiamo, per esempio, che tu stia operando in una missione di evangelizzazione. Hai reso la tua testimonianza, ma non è stata ascoltata. Il nemico ti suggerisce di lasciare queste persone, di abbandonare la partita. Ma, al contrario, rimani lì in posizione, non cedere terreno. Dici che non vogliono accettare la tua testimonianza? In questo caso prega, rimani fermo sul tuo terreno mediante la preghiera, finché il Signore tolga tutto ciò che si oppone al Suo agire.

Oppure, esiste un certo campo della tua vita dove sei sempre perdente. Prendi la determinazione, nel nome di Cristo, che questo terreno venga conquistato per Lui. Mantieni la tua posizione e sii coraggioso.

Anche se il nemico ti ha vinto, se ha ottenuto un vantaggio su di te come lo fece ad Ai, e te la sei data a gambe, puoi riconquistare il terreno perso, e lo devi fare prima di poter fare un passo in avanti. È una cosa terribile voltare le spalle al nemico e lasciare che le potenze delle tenebre ti scaccino dalla posizione avanzata che Dio ti aveva data! Una volta che avrai messo piede, nel nome di Dio, su un terreno qualsiasi, mantienilo e non permettere a niente e a nessuno di cacciarti da là; se è Dio che ti ha stabilito, anche dovessi aspettare anni prima che ti siano concessi risultati visibili.

Se hai in vista un certo obiettivo che devi conquistare in preghiera, non cedere finché l’obiettivo non sarà raggiunto. Ai figli di Dio che hanno veramente attraversato il Giordano e stanno sulle rive di Canaan, Egli dà un certo senso di resistenza spirituale che si oppone al nemico che ci porta a esclamare:

“Le potenze delle tenebre mi vogliono fare la guerra, così anch’io dichiaro loro guerra, anche se preferisco la pace, la guerra nel nome di Gesù Cristo, per smuovere gli eserciti di Satana e le sue fortezze là dove si nascondono. Questa guerra continuerà fino al giorno in cui la Sua Chiesa sarà liberata e rapita incontro a Lui nell’aria”.

Ogni giorno diventa più evidente che è nella misura in cui la Chiesa di Cristo emergerà dal lato positivo della vittoria di Golgota, che sarà liberata dal potere del diavolo, è questa l’esperienza che la renderà libera in vista dell’unione col suo Sposo risorto. L’orizzonte schiarisce, la luce della Vittoria e del Trionfo sorge, la liberazione gloriosa di tutti i figli di Dio che sono stati schiacciati dalle potenze delle tenebre è possibile, si avvicina. Fissate gli occhi sul Signore risorto.

Il Capo dell’esercito dell’Eterno non ha mai perso una battaglia, ora si predispone a guidare la Sua Chiesa in battaglia. Si ode il Suo richiamo: “In piedi, figlio di Dio, nel nome del Vincitore; in piedi nel nome di Colui che è morto al Calvario; in piedi!”

 Il divino Capitano ti vuole portare alla vittoria, che il tuo sguardo si fermi su Lui solo! Stai saldo sul terreno dove hai posato il piede, non cercare di radunare tu i soldati dispersi, è il Signore che farà udire il grido dell’adunata! Quello che Lui ti chiede è di stare saldo sul terreno conquistato, nell’avamposto in cui ti ha posizionato.

Territorio riconquistato: la lancia della fede

Abbiamo già uno scorcio della guerra in Canaan nei primi capitoli del libro di Giosuè. Possiamo riassumerli così:

cap. 1 = in presenza del capo;

cap. 2 = invio delle spie;

cap. 3-4 = attraversamento del Giordano per la conquista del paese;

cap. 5 = necessità della circoncisione in preparazione alla battaglia. Alla fine di questo capitolo compare il Capo dell’esercito dell’Eterno.

Cap. 6 = prima tappa della guerra: Gerico o la vittoria mediante la preghiera.

Cap. 7 = pericolo di sottovalutare il nemico, disfatta e cause.

Cap. 8 = il territorio riconquistato.

Ora esamineremo quest’ultimo argomento. Il versetto 18 spiega cosa doveva fare Giosuè mentre gli uomini di guerra davano battaglia per riprendere il territorio perduto ad Ai. «Allora il SIGNORE disse a Giosuè: «Stendi verso Ai la lancia che hai in mano, perché io sto per dare Ai in tuo potere». E Giosuè stese verso la città la lancia che aveva in mano. … Giosuè non ritirò la mano che aveva stesa con la lancia, finché non ebbe sterminato tutti gli abitanti di Ai.» (8:18-26)

Il compito di Giosuè nel combattimento era semplicemente di stendere la mano con la lancia e di non ritirarla finché tutta la città fosse distrutta. È interessante rilevare quanto in questo racconto la fede sia in simbiosi con l’azione! La gente di guerra doveva sostenere la vera battaglia, ma la missione di Giosuè era di mantenere la posizione di fede, mantenendo la mano tesa con la lancia.

I metodi dell’Antico Testamento per ottenere le vittorie, ci sembrano strani! Mosè sul monte aveva alzato le mani mentre Israele combatteva contro Amalec (Esodo 17:18, 16), e ora Giosuè stende la mano mentre Israele conquista una città. Più tardi, Eliseo ordina al re Gioas di tirare delle frecce contro terra e quando il re smise dopo la terza, il profeta lo riprende dicendogli che aveva posto dei limiti al numero delle sue vittorie. «Avresti dovuto percuoterlo cinque o sei volte; allora tu avresti sconfitto i Siri fino a sterminarli; mentre adesso non li sconfiggerai che tre volte.» (2 Re 13:14, 19)

Questo quadro di fede e azione combinate è notevole e sembra indicare che i profeti e i condottieri di Israele ATTACCAVANO LE POTENZE INVISIBILI mentre gli uomini di guerra camminavano contro gli eserciti terrestri.

La potenza di fronte alle forze invisibili del male, consiste in un ATTEGGIAMENTO DI FEDE. Se sei impedito nel scendere tu stesso sul campo di battaglia nel mondo, puoi prendere nella tua dimora un atteggiamento di vittoria e stendere per fede la spada che hai in mano in favore di quelli che “stanno in trincea”, lottando contro il peccato e contro Satana.

La Chiesa ha bisogno di questo, di Cristiani che conoscono il proprio Dio in modo da poter far valere la Vittoria del Golgota per la liberazione e il trionfo del Suo popolo, dei Cristiani che sappiano conquistare la vittoria per fede mentre gli altri sono impegnati nel servizio.

Il Signore non fa differenza fra colui che scende in campo e colui che, come Giosuè, mantiene l’atteggiamento di fede che deciderà la battaglia: l’uno e l’altro parteciperanno in ugual misura alla santa guerra. Davide sembra abbia compreso questo quando diceva: «La parte di chi scende alla battaglia dev'essere uguale alla parte di chi rimane con i bagagli; faranno tra loro parti uguali.» (1 Samuele 30:24)

Se la fede, abbinata in questo modo all’azione, si è dimostrata efficace nell’Antico Testamento, non c’è nessun motivo perché non lo sia anche oggi. Coloro che partono in missione dovrebbero avere nel paese dei sostegni su cui contare, sapendo di stendere in loro favore la spada della fede e rimanendo fermi nell’atteggiamento di vittoria; finché ogni difficoltà, ogni ostacolo incontrato nel loro lavoro missionario, sia stato vittoriosamente superato.

Giosuè perseverò nel suo gesto di fede finché gli Israeliti non ebbero riconquistato il territorio perduto, era questa la forza che stava dietro di loro.

Allo stesso modo puoi decidere di non mollare finché questo o quel paese, questo o quel luogo, sia stato conquistato per Dio. Non guardiamo alle difficoltà apparenti, ma abbiamo questa fede tenace e perseverante che sa che i principati e le potenze invisibili devono cedere davanti al credente che, per fede, “stende la lancia che ha in mano”, testimoniando così della potenza irresistibile e conquistatrice di Dio.

Ora, che cosa rappresentano i territori che potrebbero essere perduto nella guerra spirituale?

 Eccone un’illustrazione: un figlio di Dio può essere stato all’opera in un’opera di evangelizzazione qualunque ma, una volta manifestata l’opposizione, si è ritratto per amore della pace. Questo è un territorio perduto. Questo cristiano avrebbe dovuto mantenere la sua posizione, malgrado tutta l’opposizione che si sarebbe potuta manifestare, finché il Signore avesse fatto trionfare la Sua pace, la pace della vittoria conquistata.

Ma il territorio può essere riconquistato, e questo mediante LA PREGHIERA.

Anche se lo stesso Credente non potesse ritornare di persona nel suo ex campo di attività, c’è un altro sentiero che vi porta direttamente: attraverso la preghiera, il territorio perso deve essere ripreso nel Nome del Signore e la vittoria dev’essere reclamata per quel luogo.

Un luogo che è stato conquistato per Dio non deve mai essere abbandonato. Il Signore ti darà l’intelligenza perché tu possa discernere su quale punto della tua vita si possa applicare questo messaggio.

C’è un terreno che hai ceduto al nemico nel combattimento spirituale?

C’è un luogo che avevi “conquistato” per Dio nel passato e che non hai saputo mantenere?

La tua testimonianza è stata ridotta al silenzio e il tuo lavoro interrotto?

Ah! Forse la “spada” della tua fede non è stata diretta contro le potenze invisibili nei luoghi celesti, forse non hai saputo adoperare quest’arma, e il nemico astuto è riuscito a scacciarvi dal tuo campo di lavoro e a impedire che l’opera proseguisse!

Dio ha bisogno di testimoni dappertutto, e ogni luogo occupato dai Suoi testimoni Gli appartiene di diritto e dev’essere mantenuto nel Suo Nome con continui atti di fede. Che bella cosa un territorio riconquistato al nemico!

È questo che Dio cerca oggi: dei TESTIMONI che non rimarranno silenziosi e che non lasceranno che il principe di questo mondo agisca come gli pare e piace. Che il Signore ti dia il coraggio di tener duro là dove ti ha posto.

Le astuzie del nemico

 Il capitolo 9 può essere intitolato: “Diffida dagli stratagemmi del nemico”.

 In tempo di guerra tutto è sospetto. E Giosuè cadde in trappola!

«Allora la gente d'Israele prese delle loro provviste, e non consultò il SIGNORE. Giosuè fece pace con loro e stabilì con loro un patto per il quale avrebbe lasciato loro la vita; e i capi della comunità lo giurarono loro.

Ma tre giorni dopo ch'ebbero stabilito questo patto, seppero che quelli erano loro vicini e abitavano in mezzo a loro.» (14-16)

I Gabaoniti beneficiarono così di un’alleanza che salvava loro la vita, mentre Dio li aveva destinati alla morte; ottennero questo risultato usando uno stratagemma. Ecco cosa sono le trappole, i sotterfugi del nemico! Giosuè fu ingannato dalle apparenze! Diffida dalle imboscate nascoste dietro le apparenze! Agirono come se fossero degli ambasciatori.

Considera ogni cosa come sospetta. Dirai senz’altro: “Ma come si può vivere in queste condizioni?” Questo significa solamente che in questo combattimento spirituale, non devi considerare nulla come acquisito, bisogna provare tutto quello che ti si presenta, sia nel campo naturale o sovrannaturale.

Per esempio, quando si tratta della sofferenza, devi rifiutare ogni sofferenza che viene dal diavolo. E come fare per riconoscerne l’origine satanica? Lo puoi provare con un’attitudine ben precisa: “Se questa sofferenza mi è mandata da Dio, l’accetto, ma se il diavolo ne è l’autore, la rifiuto. Che Dio stesso manifesti ora da dove viene.”

Se è il maligno che la produce, la sofferenza scomparirà, sempre che tu continui a rifiutarti di sottometterti a essa. Ma, se al contrario Dio ha qualcosa da insegnarti attraverso questo mezzo, essa rimarrà.

Tratto da “La conquête de Canaan” - Jessie Penn-Lewis
http://sentinellenehemie.free.fr/jpennlewis1.html

  

Tradotto da Anna Vannini

 

 

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  Anna Vannini - annavannini@alice.it