La conquista di Canaan
- studio sul libro di Giosué
Il coltello tagliente di Ghilgal
La storia d’Israele ci porta più lontano. Giungiamo al momento in cui
dobbiamo sperimentare veramente la nostra comunione nella morte di Cristo.
Dopo che gli Israeliti, per fede e ubbidienza, ebbero attraversato il
Giordano, dovettero subire l’esperienza del coltello affilato nella loro
carne. A Ghilgal il popolo fu circonciso e dovette aspettare qualche giorno
prima di ripartire in guerra, giorni in cui la pietra affilata fece la sua
opera
(Giosuè 5:2-3).
Quest’esperienza precede l’apparizione dell’Uomo con la spada sguainata a
Giosuè davanti a Gerico. Questa parte suggestiva del racconto biblico si
riferisce a una fase precisa della vita spirituale. Sarebbe funesto, per il
figlio di Dio, entrare in guerra con Satana e con gli avversari della Chiesa
di Cristo appoggiandosi semplicemente sul fatto che è morto con Cristo, a
meno di consentire allo Spirito Santo di usare nei suoi confronti la pietra
tagliente e operare una separazione assoluta fra sé stesso e il peccato, la
carne e il mondo. Ciò equivale a dire che la Croce è una potenza di
separazione che dev’essere applicata alla nostra vita in ogni realtà. Questo
episodio della storia d’Israele ne dà un’immagine molto incisiva.
Dopo aver preso posizione per fede, che consiste nell’essere sepolto nelle
acque delle acque del Giordano, devi essere pronto a lasciare che lo Spirito
Santo adoperi il coltello e tolga tutto ciò che può ancora dominare la tua
vita, per quanto attiene alla carne. Lo Spirito Santo compirà in te ciò che
Paolo definisce “la circoncisione del cuore” che è la vera circoncisione
secondo Dio.
Il passo di Galati 5:24 mette in risalto quest’esperienza.
«Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i
suoi desideri.»
Questa è giuridicamente la posizione di tutti i figli di Dio, ma la devono
vivere pure praticamente. Perché, in questa guerra spirituale rimarrà sempre
un terreno su cui il nemico ci attaccherà e che ci indebolirà nel
combattimento, a meno che il “coltello”
venga applicato a tutto quello che le Scritture definiscono con “carne”.
La “carne” dev’essere mantenuta sotto la spada affilata della croce, perché
se nella nostra vita tolleriamo l’indulgenza verso noi stessi o verso
qualsiasi cosa dubbia, e proviamo a iniziare l’offensiva contro
l’avversario, si ritorcerà contro di noi e, beneficiando del vantaggio che è
sfuggito alla Croce, ci opprimerà con terribile potenza.
Vediamo costantemente attorno a noi fatti che illustrano quello che abbiamo
appena detto. Non hai mai incontrato una persona che ha avuto l’anima
veramente spezzata dall’azione dello Spirito di Dio e che, in seguito, è
entrata in una profonda seduzione, è diventata fanatica e si è allontanata
in estremi pericolosi? Ti chiedi come questo sia possibile? Nel più profondo
della vita di questa persona, per esempio, ci può essere stato un orgoglio
segreto frutto della carne, che non era stato portato alla Croce. È entrata
in battaglia contro il nemico e allora uno spirito malvagio si è impadronita
di lei partendo dal terreno d’accesso di quest’orgoglio nascosto e si è
manifestato come spirito di seduzione.
Nella misura in cui entriamo in questa vita in cui proclamiamo la Vittoria,
non solo per noi stessi, ma per gli altri, dobbiamo lasciare lo Spirito di
Dio agire con il suo bisturi per tagliare via ogni orgoglio nascosto, ogni
ambizione segreta, ogni desiderio di mettersi avanti, di apparire e, anche
se non sentiamo il bisogno immediato di quest’operazione, di dirGli “Spirito
di Dio, agisci nel mio cuore con la spada sguainata della croce e estirpa
tutto quello che può ancora sussistere della mia vecchia vita, in qualche
angolo nascosto; agisci nelle cose di cui non sono a conoscenza e vai
particolarmente in profondità, in tutto ciò che concerne il mio orgoglio
segreto.”
Molte persone non vogliono sentir parlare della possibilità di essere
sedotte dalle potenze delle tenebre, ma la loro resistenza a questa verità
proviene proprio dall’orgoglio che è nascosto nel loro cuore. Esse non
vogliono riconoscere che possono essere sedotte o sorprese dal leone
ruggente dell’inferno.
Ci conviene camminare con circospezione e chiedere umilmente a Dio di
custodirci, nella Sua misericordia, da ogni orgoglio avente per oggetto
l’invulnerabilità del nostro spirito. In effetti, quest’orgoglio, potrebbe
indurci a credere che siamo così avanti spiritualmente da non rischiare
nessuna seduzione e di riuscire a smascherare il nemico, sotto qualunque
forma si presenti. Facciamo ben attenzione a non fidarci di noi stessi,
perché il nemico non possa farci cadere nelle sue reti, proprio perché non
siamo vigilanti. Al contrario, preghiamo, vegliamo e siamo pronti ad
accettare la verità su noi stessi senza risentirci. Quest’apertura del
cuore, quest’umiltà ci renderanno capaci di non essere colpiti o feriti
dalle osservazioni che ci potranno fare, e questo perché avremo ricevuto
l’amore della verità e non vorremo, per nulla al mondo, sapere altre cose
che la verità.
La necessità di un’esperienza sempre nuova della Croce, potenza di
liberazione
Aggiungo una parola di avvertimento: non rimanere aggrappato alle esperienze
passate della Croce. Sei entrato nel Giordano per fede e, da quel momento,
devi ritenerti sepolto nelle sue acque, fuori vista, questo è perfettamente
vero. Ma, il fatto che Israele, dopo quest’esperienza, abbia subito la
circoncisione, ci insegna che dovettero sperimentare la Croce, che operava a
vivo nella loro carne. Allo stesso modo, se a proposito di Galati 5:24 dici
“Quelli che appartengono a Cristo hanno crocifisso la carne, di conseguenza
non ho più nulla a che spartire con la carne perché non esiste più”, allora
correrai veramente il pericolo di cadere in trappola dell’avversario, perché
non conti sulla potenza di separazione della croce di Cristo, perché agisca
in te attimo dopo attimo. Nella guerra spirituale, l’unica possibilità che
hai di essere protetto è possedere una fede presente e attiva nella virtù
presente e attiva della Croce.
Stai forse dicendo che hai portato alla Croce tutte le cose di cui eri
cosciente fino ad ora? Ma ci può essere un punto debole del tuo carattere
che il diavolo conosce ma di cui non ti sei mai reso conto. E, pian piano,
egli soffia su queste ceneri per ravvivare il fuoco mentre non stai sul chi
va là, e ti crogioli nel pensiero che sei stato così ben crocifisso che
nulla potrà farti mai cadere. Ecco il motivo per cui certe anime vengono
sedotte e vinte proprio sul punto in cui si credevano più forti. Esse non
erano attente, non vegliavano e si credevano completamente al sicuro!
Vediamo quindi che una cosa è dire, per fede, che siamo morti al peccato, e
un’altra consentire a Dio ci compiere tutta la realtà di quest’esperienza
nella nostra vita. Quando la separazione diventa veramente effettiva, allora
comprendiamo ciò che significa la lama affilata del coltello. Non perdere
mai di vista questo, quando procedi nel combattimento spirituale. Chiedi al
Signore di fare uso costantemente della sua “spada” della Croce in ogni
parte del tuo essere, sia che riguardi le facoltà della tua intelligenza, la
fiducia in te stesso o il campo delle tue simpatie e degli affetti. Che
questa spada sia costantemente attiva in te; non è sufficiente che lo sia
stata ieri, deve esserlo anche oggi. Questo avrà come risultato di togliere
al nemico le armi che potrebbe sfruttare a suo favore.
Il capo dell’esercito dell’ETERNO con la spada sguainata
Dopo l’esperienza della circoncisione venne la rivelazione di Cristo
risorto. «Mentre Giosuè era presso Gerico, egli alzò gli occhi, guardò, ed
ecco un uomo in piedi che gli stava davanti, tenendo in mano la spada
sguainata.» (Giosuè 5:13) La battaglia stava per appartenere a Dio. Giosuè
era solo lo strumento visibile, E’ DIO CHE ERA IL VERO CAPO, e stava là con
la spada sguainata in mano, pronto ad agire. La guerra che Dio scatenava per
mezzo di Giosuè era diretta contro le orde sataniche nascoste dietro i
Cananei. Questi praticavano la stregoneria, la magia e molti di loro avevano
comunione con gli spiriti della famiglia, con i demoni. Erano degli adepti
della magia nera. Di conseguenza non era contro i Cananei stessi che era
stata dichiarata guerra, ma contro le potenze sataniche a cui questi popoli
si erano abbandonati, e a cui rendevano un culto sotto forme diverse.
Il capo dell’Esercito con la sua spada in mano dichiarava la guerra. Lo vuoi
fare anche tu? Povero mortale, debole e insignificante! Chi sei? In verità
nulla, ma la potenza appartiene
al divino Capitano. Se riconosci in Lui il capo che dirige i combattimenti
contro il peccato, contro Satana, e contro tutto ciò che si oppone a Cristo,
anche se tu fossi un solo fuoco di paglia con le tue forze, puoi comunque
essere un ostacolo in più sul percorso del nemico che si oppone a lui. Puoi
resistere, tenere con piedi fermi e dichiarare: “Mi elevo contro tutte le
cose che Gesù Cristo riprova, che io le conosca o no, e sto in piedi, unito
al Vincitore che ha la spada nuda in mano”.
La vittoria di Gerico
Ora rivolgiamo l’attenzione ai diversi aspetti che presenta la guerra
spirituale. Chi avrebbe mai pensato si potessero spodestare gli abitanti di
Canaan iniziando con una semplice marcia attorno alla città? Qual è
l’insegnamento che possiamo trarre dalla vittoria di Gerico? Essa sembra
essere un’illustrazione della preghiera vittoriosa. Osserva i guerrieri che
fanno il giro attorno alle mura. Uno spettatore avrebbe ragione a dire: “Che
tipi insensati! Pensano che le mura di Gerico cadranno semplicemente perché
ci girano intorno?” Eppure, c’era una potenza insospettabile in questa
marcia. Essi mettevano in atto la loro fede nel Dio vivente, Jaweh, l’Eterno
degli eserciti. Nel momento preciso in cui questo divino Capitano vide che
l’esercito nemico era vinto, impartì l’ordine di gridare e le mura
crollarono.
Sarà lo stesso nella nostra esperienza, ma non dobbiamo gridare per la
vittoria prima che il Signore ce ne dia l’ordine. Se Lo anticipiamo, il
nemico potrebbe trarne vantaggio. A volte ci capita di essere così pieni di
gioia quando vediamo che le mura delle nostre “Gerico” iniziano a incrinarsi
che dichiariamo prematuramente abbattute. Così smettiamo di pregare, e il
nemico vince la battaglia. Sarebbe molto più saggio perseverare e rimanere
in silenzio, per non correre il pericolo di non aver pregato abbastanza.
Gerico ci parla del trionfo mediante la preghiera e c’insegna ad assumere un
atteggiamento positivo di fede di fronte a potenti fortezze del nemico che
essa prefigura.
La sconfitta di Ai
Il seguito della presa di Gerico c’insegna un’altra lezione: quella della
necessità di non farsi prendere dall’eccitazione e a mantenere uno spirito
moderato e la calma quando Dio esaudisce le nostre preghiere, e ci dà di
realizzare quale potenza meravigliosa abbia la fede per distruggere le
fortezze dell’avversario. Troviamo questa lezione esposta nel capitolo 7,
versetto 3. Possiamo intitolarla “La pazzia del disprezzare o sottovalutare
il nemico” oppure “il pericolo di essere gonfi d’orgoglio quando suona la
tromba della vittoria”.
Ai era una piccola cittadina, nessun bisogno di mandare uomini di guerra,
due o tremila uomini saranno sufficienti! Ma quelli «si diedero alla fuga
davanti alla gente di Ai.» Che pazzia sottovalutare il nemico! Quando
comprendiamo veramente cosa significa questo combattimento contro le potenze
delle tenebre, nessun dettaglio sembrerà troppo piccolo. In questa guerra
santa, non ci sono cose insignificanti. Su ogni punto bisogna vegliare,
altrimenti sarà proprio nelle cose che giudichiamo troppo poco importanti
per farne oggetto di preghiera, che otterremo una sconfitta cocente. È
questo l’errore che commettono molti cristiani: o sottovalutano la potenza
del nemico, oppure la ingrandiscono e la prendono per più importante di
quello che è in realtà. Per nessun motivo, non disprezzare il nemico.
La causa della sconfitta
Quale fu il motivo della sconfitta di Ai? Quando Giosuè gridò all’Eterno al
riguardo, gli fu risposto che c’era una causa per quella sconfitta e che
doveva essere scoperta. Conosciamo la storia di Acan, la ricerca dei suoi
propri interessi e il suo nasconderli, che divenne la fonte delle difficoltà
per tutto Israele. Questa triste esperienza mette in risalto la necessità
urgente che la Croce faccia la sua opera di separazione in noi, prima che ci
mettiamo in marcia per assediare la nostra “Gerico”. Nel caso di Acan, fu
l’amore del denaro all’origine di tutto il male. Ci sono anche degli “Acan”
odierni nel popolo di Dio, che si attaccano all’oro e ai soldi, che
desiderano abiti magnifici, spendono i loro beni per i propri lussi,
privando così la Santa guerra contro i nemici di Dio, dei mezzi finanziari
che consentirebbero di guadagnare terreno. Fai attenzione, veglia, per paura
di subire una disfatta su questo argomento, pur essendo persuaso di
camminare nella vittoria. Ricordati che, molto probabilmente, Acan aveva
fatto il giro di Gerico con tutti gli altri. Sistemiamo la questione
dell’oro e dell’argento, del vestire; assicuriamoci che non ci sia un campo
nella nostra vita sottratto alla luce del nostro Signore Gesù Cristo e
agiamo in modo da non dover arrossire in Sua presenza, lasciamolo esaminare
le spese che facciamo per le nostre cose e i bisogni personali.
Com’è difficile ottenere denaro per l’opera della predicazione della croce,
quando questa predicazione è fatta con purezza e integrità! È un fatto noto
che quasi tutte le missioni che lavorano su un terreno veramente spirituale
ma senza fare molto rumore o pubblicità, sono paralizzate dalla mancanza di
mezzi finanziari.
È il diavolo che intercetta i fondi e fa diventare i servitori di Dio
handicappati nella predicazione della Croce. Attraverso le nostre preghiere,
dev’essere costretto a mollare la stretta su quanto concerne il denaro.
La rivincita
Studiamo ora il capitolo 8, per vedere come il terreno perso ad Ai sia stato
riconquistato secondo le istruzioni date dall’Eterno a Giosuè. Israele non
avrebbe potuto penetrare oltre nel paese se non avesse nuovamente attaccato
Ai e l’avesse vinto là dove in precedenza era stato vinto lui. Il Signore
adopera le tattiche del nemico per infliggergli a sua volta una sconfitta.
Forse ti disperi per essere stato sedotto da lui, e pensi che non potrai mai
più essere come prima! Ma, al contrario, il vantaggio stesso che ha
conquistato su di te può diventare un’arma vincente per te e per gli altri.
Ricordati che il sangue di Gesù intercede ora per te oltre la cortina, e ti
purifica da ogni peccato per l’azione dello Spirito Santo, rendendolo
efficace per la tua anima. Contando quindi sulla virtù di questo sangue
prezioso per purificarti, rivolgi a Dio questa preghiera: “Signore, usa
queste reti del nemico che mi hanno imprigionato per insegnarmi come posso
salvare gli altri”.
L’esperienza che hai acquisito ti conferisce un ministero di cui sei
responsabile in vista della liberazione del tuo prossimo. Smetti di
lamentarti sul passato, non cercare di salvare le apparenze. Non ti
barricare dietro alle scuse, anche quando hai agito con rettitudine e
lealtà. Attorno a te ci sono anime che erano rette e sincere e che,
comunque, si sono lasciate sviare dalle astuzie del diavolo!
L’Eterno ordinò a Giosuè di ritornare indietro e di attaccare Ai. Non potrai
neanche andare avanti, senza prima aver riconquistato il terreno perso.
L’ostacolo sul tuo cammino dev’essere superato. Quante volte ci succede di
indietreggiare, non volendo affrontare gli “Ai” che ci hanno sconfitto,
finché non decidiamo di dire a Dio: “Signore, per grazia Tua e rivestito
della Tua forza, voglio riconquistare il terreno perso, costi quello che
costi”. Il Signore non ti concederà nessun’altra vittoria, fino a quando
avrai fatto il giro di questa Gerico e conquistato questo Ai che ti stanno
davanti.
Hai preso la decisione di metterti risolutamente dalla parte del Re divino,
e di dichiarare guerra ai principati e alle potenze che sono nei luoghi
celesti? Agli ordini del capo dell’esercito dell’Eterno, vuoi essere forte e
pieno di coraggio oggi stesso? Sei deciso a camminare nella vittoria,
appoggiandoti sul trionfo del Calvario e della Croce?
Sei pronto a lasciare che il Signore utilizzi il “coltello” per togliere via
da te e da ciò che ti sta attorno che potrebbe offrire occasione a Satana di
inserirsi e paralizzarti? E vuoi, nel nome di Dio, prendere la decisione che
ogni luogo che il tuo piede calcherà diventerà tuo?
Supponiamo, per esempio, che tu stia operando in una missione di
evangelizzazione. Hai reso la tua testimonianza, ma non è stata ascoltata.
Il nemico ti suggerisce di lasciare queste persone, di abbandonare la
partita. Ma, al contrario, rimani lì in posizione, non cedere terreno. Dici
che non vogliono accettare la tua testimonianza? In questo caso prega,
rimani fermo sul tuo terreno mediante la preghiera, finché il Signore tolga
tutto ciò che si oppone al Suo agire.
Oppure, esiste un certo campo della tua vita dove sei sempre perdente.
Prendi la determinazione, nel nome di Cristo, che questo terreno venga
conquistato per Lui. Mantieni la tua posizione e sii coraggioso.
Anche se il nemico ti ha vinto, se ha ottenuto un vantaggio su di te come lo
fece ad Ai, e te la sei data a gambe, puoi riconquistare il terreno perso, e
lo devi fare prima di poter fare un passo in avanti. È una cosa terribile
voltare le spalle al nemico e lasciare che le potenze delle tenebre ti
scaccino dalla posizione avanzata che Dio ti aveva data! Una volta che avrai
messo piede, nel nome di Dio, su un terreno qualsiasi, mantienilo e non
permettere a niente e a nessuno di cacciarti da là; se è Dio che ti ha
stabilito, anche dovessi aspettare anni prima che ti siano concessi
risultati visibili.
Se hai in vista un certo obiettivo che devi conquistare in preghiera, non
cedere finché l’obiettivo non sarà raggiunto. Ai figli di Dio che hanno
veramente attraversato il Giordano e stanno sulle rive di Canaan, Egli dà un
certo senso di resistenza spirituale che si oppone al nemico che ci porta a
esclamare:
“Le potenze delle tenebre mi vogliono fare la guerra, così anch’io dichiaro
loro guerra, anche se preferisco la pace, la guerra nel nome di Gesù Cristo,
per smuovere gli eserciti di Satana e le sue fortezze là dove si nascondono.
Questa guerra continuerà fino al giorno in cui la Sua Chiesa sarà liberata e
rapita incontro a Lui nell’aria”.
Ogni giorno diventa più evidente che è nella misura in cui la Chiesa di
Cristo emergerà dal lato positivo della vittoria di Golgota, che sarà
liberata dal potere del diavolo, è questa l’esperienza che la renderà libera
in vista dell’unione col suo Sposo risorto. L’orizzonte schiarisce, la luce
della Vittoria e del Trionfo sorge, la liberazione gloriosa di tutti i figli
di Dio che sono stati schiacciati dalle potenze delle tenebre è possibile,
si avvicina. Fissate gli occhi sul Signore risorto.
Il Capo dell’esercito dell’Eterno non ha mai perso una battaglia, ora si
predispone a guidare la Sua Chiesa in battaglia. Si ode il Suo richiamo: “In
piedi, figlio di Dio, nel nome del Vincitore; in piedi nel nome di Colui che
è morto al Calvario; in piedi!”
Il divino Capitano ti vuole portare
alla vittoria, che il tuo sguardo si fermi su Lui solo! Stai saldo sul
terreno dove hai posato il piede, non cercare di radunare tu i soldati
dispersi, è il Signore che farà udire il grido dell’adunata! Quello che Lui
ti chiede è di stare saldo sul terreno conquistato, nell’avamposto in cui ti
ha posizionato.
Territorio riconquistato: la lancia della fede
Abbiamo già uno scorcio della guerra in Canaan nei primi capitoli del libro
di Giosuè. Possiamo riassumerli così:
cap. 1 = in presenza del capo;
cap. 2 = invio delle spie;
cap. 3-4 = attraversamento del Giordano per la conquista del paese;
cap. 5 = necessità della circoncisione in preparazione alla battaglia. Alla
fine di questo capitolo compare il Capo dell’esercito dell’Eterno.
Cap. 6 = prima tappa della guerra: Gerico o la vittoria mediante la
preghiera.
Cap. 7 = pericolo di sottovalutare il nemico, disfatta e cause.
Cap. 8 = il territorio riconquistato.
Ora esamineremo quest’ultimo argomento. Il versetto 18 spiega cosa doveva
fare Giosuè mentre gli uomini di guerra davano battaglia per riprendere il
territorio perduto ad Ai.
«Allora il SIGNORE disse a Giosuè: «Stendi verso Ai la lancia che hai in
mano, perché io sto per dare Ai in tuo potere». E Giosuè stese verso la
città la lancia che aveva in mano. … Giosuè non ritirò la mano che aveva
stesa con la lancia, finché non ebbe sterminato tutti gli abitanti di Ai.»
(8:18-26)
Il compito di Giosuè nel combattimento era semplicemente di stendere la mano
con la lancia e di non ritirarla finché tutta la città fosse distrutta. È
interessante rilevare quanto in questo racconto la fede sia in simbiosi con
l’azione! La gente di guerra doveva sostenere la vera battaglia, ma la
missione di Giosuè era di mantenere la posizione di fede, mantenendo la mano
tesa con la lancia.
I metodi dell’Antico Testamento per ottenere le vittorie, ci sembrano
strani! Mosè sul monte aveva alzato le mani mentre Israele combatteva contro
Amalec
(Esodo 17:18, 16),
e ora Giosuè stende la mano mentre Israele conquista una città. Più tardi,
Eliseo ordina al re Gioas di tirare delle frecce contro terra e quando il re
smise dopo la terza, il profeta lo riprende dicendogli che aveva posto dei
limiti al numero delle sue vittorie.
«Avresti dovuto percuoterlo cinque o sei volte; allora tu avresti sconfitto
i Siri fino a sterminarli; mentre adesso non li sconfiggerai che tre volte.»
(2 Re 13:14, 19)
Questo quadro di fede e azione combinate è notevole e sembra indicare che i
profeti e i condottieri di Israele ATTACCAVANO LE POTENZE INVISIBILI mentre
gli uomini di guerra camminavano contro gli eserciti terrestri.
La potenza di fronte alle forze invisibili del male, consiste in un
ATTEGGIAMENTO DI FEDE. Se sei impedito nel scendere tu stesso sul campo di
battaglia nel mondo, puoi prendere nella tua dimora un atteggiamento di
vittoria e stendere per fede la spada che hai in mano in favore di quelli
che “stanno in trincea”, lottando contro il peccato e contro Satana.
La Chiesa ha bisogno di questo, di Cristiani che conoscono il proprio Dio in
modo da poter far valere la Vittoria del Golgota per la liberazione e il
trionfo del Suo popolo, dei Cristiani che sappiano conquistare la vittoria
per fede mentre gli altri sono impegnati nel servizio.
Il Signore non fa differenza fra colui che scende in campo e colui che, come
Giosuè, mantiene l’atteggiamento di fede che deciderà la battaglia: l’uno e
l’altro parteciperanno in ugual misura alla santa guerra. Davide sembra
abbia compreso questo quando diceva:
«La parte di chi scende alla battaglia dev'essere uguale alla parte di chi
rimane con i bagagli; faranno tra loro parti uguali.»
(1 Samuele 30:24)
Se la fede, abbinata in questo modo all’azione, si è dimostrata efficace
nell’Antico Testamento, non c’è nessun motivo perché non lo sia anche oggi.
Coloro che partono in missione dovrebbero avere nel paese dei sostegni su
cui contare, sapendo di stendere in loro favore la spada della fede e
rimanendo fermi nell’atteggiamento di vittoria; finché ogni difficoltà, ogni
ostacolo incontrato nel loro lavoro missionario, sia stato vittoriosamente
superato.
Giosuè perseverò nel suo gesto di fede finché gli Israeliti non ebbero
riconquistato il territorio perduto, era questa la forza che stava dietro di
loro.
Allo stesso modo puoi decidere di non mollare finché questo o quel paese,
questo o quel luogo, sia stato conquistato per Dio. Non guardiamo alle
difficoltà apparenti, ma abbiamo questa fede tenace e perseverante che sa
che i principati e le potenze invisibili devono cedere davanti al credente
che, per fede,
“stende la lancia che ha in mano”,
testimoniando così della potenza irresistibile e conquistatrice di Dio.
Ora, che cosa rappresentano i territori che potrebbero essere perduto nella
guerra spirituale?
Eccone un’illustrazione: un figlio
di Dio può essere stato all’opera in un’opera di evangelizzazione qualunque
ma, una volta manifestata l’opposizione, si è ritratto per amore della pace.
Questo è un territorio perduto. Questo cristiano avrebbe dovuto mantenere la
sua posizione, malgrado tutta l’opposizione che si sarebbe potuta
manifestare, finché il Signore avesse fatto trionfare la Sua pace, la pace
della vittoria conquistata.
Ma il territorio può essere riconquistato, e questo mediante LA PREGHIERA.
Anche se lo stesso Credente non potesse ritornare di persona nel suo ex
campo di attività, c’è un altro sentiero che vi porta direttamente:
attraverso la preghiera, il territorio perso deve essere ripreso nel Nome
del Signore e la vittoria dev’essere reclamata per quel luogo.
Un luogo che è stato conquistato per Dio non deve mai essere abbandonato. Il
Signore ti darà l’intelligenza perché tu possa discernere su quale punto
della tua vita si possa applicare questo messaggio.
C’è un terreno che hai ceduto al nemico nel combattimento spirituale?
C’è un luogo che avevi “conquistato” per Dio nel passato e che non hai
saputo mantenere?
La tua testimonianza è stata ridotta al silenzio e il tuo lavoro interrotto?
Ah! Forse la “spada” della tua fede non è stata diretta contro le potenze
invisibili nei luoghi celesti, forse non hai saputo adoperare quest’arma, e
il nemico astuto è riuscito a scacciarvi dal tuo campo di lavoro e a
impedire che l’opera proseguisse!
Dio ha bisogno di testimoni dappertutto, e ogni luogo occupato dai Suoi
testimoni Gli appartiene di diritto e dev’essere mantenuto nel Suo Nome con
continui atti di fede. Che bella cosa un territorio riconquistato al nemico!
È questo che Dio cerca oggi: dei TESTIMONI che non rimarranno silenziosi e
che non lasceranno che il principe di questo mondo agisca come gli pare e
piace. Che il Signore ti dia il coraggio di tener duro là dove ti ha posto.
Le astuzie del nemico
Il capitolo 9 può essere intitolato:
“Diffida dagli stratagemmi del nemico”.
In tempo di guerra tutto è sospetto.
E Giosuè cadde in trappola!
«Allora la gente d'Israele prese delle loro provviste, e non consultò il
SIGNORE. Giosuè fece pace con loro e stabilì con loro un patto per il quale
avrebbe lasciato loro la vita; e i capi della comunità lo giurarono loro.
Ma tre giorni dopo ch'ebbero stabilito questo patto, seppero che quelli
erano loro vicini e abitavano in mezzo a loro.»
(14-16)
I Gabaoniti beneficiarono così di un’alleanza che salvava loro la vita,
mentre Dio li aveva destinati alla morte; ottennero questo risultato usando
uno stratagemma. Ecco cosa sono le trappole, i sotterfugi del nemico! Giosuè
fu ingannato dalle apparenze! Diffida dalle imboscate nascoste dietro le
apparenze! Agirono come se fossero degli ambasciatori.
Considera ogni cosa come sospetta. Dirai senz’altro:
“Ma come si può vivere in queste
condizioni?” Questo significa solamente che in questo combattimento
spirituale, non devi considerare nulla come acquisito, bisogna provare tutto
quello che ti si presenta, sia nel campo naturale o sovrannaturale.
Per esempio, quando si tratta della sofferenza, devi rifiutare ogni
sofferenza che viene dal diavolo. E come fare per riconoscerne l’origine
satanica? Lo puoi provare con un’attitudine ben precisa:
“Se questa sofferenza mi è mandata da
Dio, l’accetto, ma se il diavolo ne è l’autore, la rifiuto. Che Dio stesso
manifesti ora da dove viene.”
Se è il maligno che la produce, la sofferenza scomparirà, sempre che tu
continui a rifiutarti di sottometterti a essa. Ma, se al contrario Dio ha
qualcosa da insegnarti attraverso questo mezzo, essa rimarrà.
Tratto da “La conquête de Canaan” - Jessie Penn-Lewis
http://sentinellenehemie.free.fr/jpennlewis1.html
Tradotto da Anna Vannini
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Anna Vannini -
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