Cos’è?

Il Carnevale è un periodo di festeggiamenti che inizia generalmente con l’Epifania, il 6 gennaio, e termina il Mercoledì delle Ceneri, giorno che segna l’inizio della Quaresima.

Il Carnevale è presente soprattutto nei paesi cattolici, come festeggiamento precedente il periodo di astinenza e di privazioni della Quaresima. Stupisce il fatto che la maggior parte festeggia il Carnevale, ed invece sono pochissimi i cattolici che praticano l’astinenza durante la Quaresima.

 

Quali sono le sue origini?

Questa festività ha origini ancestrali legate alle stagioni: si celebrava la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.

Durante il Carnevale ci si copriva il volto con delle maschere come difesa contro le potenze diaboliche ostili, perché il futuro raccolto fosse abbondante.

Esistevano tracce del Carnevale già presso la civiltà babilonese e quella egiziana, come rito propiziatorio in favore della fertilità.

I Romani e i Greci in questo periodo celebravano Bacco, il dio del vino, con abbondanti libagioni.

Durante l’Impero romano, all’inizio di gennaio, veniva eletto il “Principe del Carnevale”, un uomo che conduceva una processione su un carro: su questo carro vi erano le immagini delle divinità, delle statue nude e delle ragazze seminude che cantavano delle canzoni volgari e che invitavano alla piacere sessuale, alla lascivia. Difficilmente un cristiano dell’epoca avrebbe potuto partecipare al Carnevale.

Con la conversione di Costantino che dichiarò il cristianesimo religione di stato, il Carnevale fu abolito. Ma riapparve più tardi, legato ad una festività religiosa, in seno alla Chiesa cattolica. Inizialmente la Chiesa si oppose con fermezza a questo costume pagano, ma alla fine accettò il compromesso: solo chi avesse compiuto tutte le prescrizioni e le privazioni della Quaresima, poteva partecipare al Carnevale.

 

Perché ci si maschera?

Presso le popolazioni arcaiche, portare una maschera significava essere posseduti da uno spirito, oppure difendersi da una possessione. Esistono leggende che risalgono al periodo neolitico, che legano la fecondità e la fertilità alla reincarnazione delle anime. Visto che si pensava che nell’aldilà tutto fosse a rovescio, durante il Carnevale ci si metteva i vestiti a rovescio, e mascherandosi si invitavano gli spiriti e le anime trapassate a visitare i villaggi. Si dava loro la possibilità di fare bagordi in cambio di abbondanti raccolti.

Le credenze ancestrali sono lentamente scomparse dalla nostra mente, ma la festività del Carnevale, in tutti i suoi aspetti, rimane permeata di rituali mitici.

Anche le maschere che hanno un’apparenza innocente, in realtà rivelano il loro carattere occulto. Facciamo due esempi: Arlecchino è l’espressione della vitalità dell’aldilà con tutti i suoi splendori e le sue ricchezze; Pierrot è un ragazzo che, essendosi mascherato, è stato trascinato nell’altro mondo. Vi ha lasciato l’anima e dunque possiede questo sguardo stralunato, assente, quasi fosse un fantasma.

 

Dove sta il problema?

Per un cristiano, è un gioco pericoloso identificarsi con una maschera, anche se lo fa solo per divertirsi; significa aprirsi ad un mondo spirituale che potrebbe legare la sua anima.

Il fatto che il Carnevale si esprima con una sensualità esasperata, con la permissività, la superstizione, la magia, le evocazioni spiritiche dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per chiunque voglia vivere secondo gli insegnamenti della Parola di Dio.

 

Cosa ci insegna la Bibbia?

 

“Nessuno vi seduca con vani ragionamenti;

infatti è per queste cose che l'ira di Dio

viene sugli uomini ribelli.

Non siate dunque loro compagni;

perché in passato eravate tenebre,

ma ora siete luce nel Signore.

Comportatevi come figli di luce

- poiché il frutto della luce consiste

in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità -

esaminando che cosa sia gradito al Signore.

Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre;

piuttosto denunciatele;

perché è vergognoso perfino il parlare

delle cose che costoro fanno di nascosto.” 

(Efesini 5:6-12 )

“Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo.

Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui.

Perché tutto ciò che è nel mondo,

la concupiscenza della carne,

la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita,

non viene dal Padre, ma dal mondo.

E il mondo passa con la sua concupiscenza;

ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.”

(1 Giovanni 2:15-17)

 

Questi versi della Scrittura possono essere applicati a tutte le abitudini mondane che hanno l’effetto di allontanare il figlio di Dio dalla comunione con il Padre celeste.

È dovere del cristiano esaminare attentamente tutto ciò che il mondo gli propone, non con atteggiamento bigotto e ottuso, ma piuttosto imparando a conformare la propria mente e la propria vita al pensiero di Dio.

Questa esortazione ci viene direttamente dall’apostolo Paolo, nell’epistola ai Romani, cap. 12:

 

“Non conformatevi a questo mondo,

ma siate trasformati mediante

il rinnovamento della vostra mente,

affinché conosciate per esperienza

quale sia la volontà di Dio, la buona,

gradita e perfetta volontà.”

Claudia

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