La fedeltà di una donna a Dio

 

 

“Vi era anche Anna, una profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser,

la quale era molto avanzata in età,

avendo vissuto dopo la sua verginità

sette anni con il marito.

Ella era vedova e,

sebbene avesse ormai ottantaquattro anni,

non si allontanava mai dal tempio,

servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.

Sopraggiunta ella pure in quel momento,

lodava il Signore e parlava di quel bambino

a tutti coloro che aspettavano

la redenzione in Gerusalemme”

(Luca 2:36-38)

 

Nel vangelo di Luca tra i personaggi che vengono ricordati attorno al racconto sulla nascita del Salvatore Gesù Cristo, vi è Anna, una profetessa.
Maria e Giuseppe la incontrano nel tempio di Gerusalemme, portando il bambino Gesù per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore (Luca 2:22,23).

Di questo personaggio è interessante un lato del suo carattere: la sua fedeltà.
Questa donna: “non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”.

La fedeltà è uno di quei valori di cui oggi poco si parla e poco si pratica. La fedeltà, però, è uno dei principali tratti del carattere di Dio.

Anna era una profetessa, una donna, cioè, particolarmente dedicata al Signore tanto da diventarne la portavoce, una di coloro alla quale il popolo si rivolgeva per ricevere parole di conforto, di saggezza, di consiglio. Nel dubbio, nell’insicurezza, nella disperazione, uomini, donne e bambini, sapevano di trovarla là, nel tempio, ad accogliergli.

Sapevano che lei avrebbe sempre avuto tempo per loro, per ascoltarli e per comunicare loro la Parola del Signore. Non era un sacerdote sempre indaffarato con le cerimonie del tempio, non era il tipico profeta che arringava folle anonime, non era l’intellettuale maestro della legge che, davanti alla sua classe, faceva erudite disquisizioni. Era “soltanto” una piccola donna, per altro molto anziana, apprezzata perché particolarmente vicina a Dio. Non aveva, per questo, “un incarico ufficiale”. Non aveva un “ufficio” in cui ricevesse “clienti” su appuntamento, ma la gente sapeva di poterla trovare lì, nel luogo del culto, perché lei, ogni giorno, da tantissimo tempo, si recava per pregare. Quella donna era davvero vicina a Dio, in comunione con Lui, e la cosa non sfuggiva alla gente, che apprezzava questo molto più di tante espressioni istituzionali della religione, e soprattutto ne apprezzava la disponibilità.

 

Anna non era sempre stata così. Dopo soli sette anni di matrimonio era rimasta vedova, probabilmente anche senza figli. Certamente era stata per lei una tragedia: una vedova a quel tempo, era una condizione davvero penosa. A quel tempo le ragazze si sposavano molto presto. Possiamo supporre che intono ai 20 anni fosse già vedova.

Di sarebbe potuto domandare: dov’era la fedeltà di Dio nei suoi confronti? Che delusione sarebbe stata per altre come lei quella perdita, dopo che Dio promette al Suo popolo ogni bene! Come avrebbe dovuto reagire a questo fatto? Prendendosela magari con Dio, arrabbiandosi con Lui?

Le sarebbe mancato sostegno economico, la compagnia, qualcuno con cui parlare, con cui lavorare, qualcuno che la sostenesse… La società in cui viveva Anna, nonostante le prescrizioni del Signore, era ostile alle vedove.
“Perché vivere ancora? Che scopo ha la mia vita?”. Anna, però, non se la prende con Dio. Dio l’avrebbe accolta, dandole Egli stesso rifugio e proposito per la sua vita, quello scopo che nemmeno prima avrebbe supposto d’avere.

Lei sapeva che avrebbe potuto trovare rifugio presso Dio. Anna aveva fatto personale esperienza di quanto diceva il Salmo 84, che certamente bene conosceva: “Oh, quanto amabili sono le tue dimore, o Eterno degli eserciti! L'anima mia anela e si strugge per i cortili dell'Eterno; il mio cuore e la mia carne mandano grida di gioia al DIO vivente. Anche il passero trova una casa e la rondine un nido, dove posare i suoi piccoli presso i tuoi altari, o Eterno degli eserciti, mio Re e mio DIO. Beati coloro che abitano nella tua casa e ti lodano del continuo. Beati quelli che ripongono la loro forza in te e che hanno in cuore le tue vie!” (Salmo 84:1-5).

Si, Anna aveva scoperto quanto fosse autentica la gioia e la consolazione di trovare rifugio costante presso Dio, trovare in Lui la sua forza e prendere a cuore la volontà rivelata del Signore.

Anna aveva riposto la sua fiducia nel Signore ed aveva fatto esperienza della felicità del confidare in Lui e di quanto fosse mille volte più preferibile frequentare la casa di Dio che la dimora temporanea e precaria di chi ignora e disprezza Dio.

 

 

Anna si distingueva pure dal resto della sua stessa famiglia. In Luca leggiamo che apparteneva alla tribù di Aser. Aser (o Ascer) era l’ottavo dei dodici figli di Giacobbe (Ge. 30:13). Quando Giacobbe aveva benedetto, prima della sua morte, i suoi 12 figli, egli aveva predetto che la sua sarebbe stata una tribù particolarmente benestante: “Da Ascer verrà il pane saporito ed egli fornirà delizie reali” (Ge. 49:20). Pure Mosè, di Ascer, aveva detto: “Benedetto più di tutti i figli sia Ascer! Sia il favorito dei suoi fratelli e immerga il suo piede nell'olio” (De. 33:24). Quando poi Giosuè divise la terra promessa fra le 12 tribù, ad Ascer era appunto toccato in sorte il territorio più a nord, vicino al Mediterraneo, una terra molto fertile. Con le benedizioni materiali, però, erano pure venute le tentazioni. Quella tribù non avrebbe ubbidito al Signore quando si sarebbe trattato di respingere i popoli pagani ed i loro costumi, e non avrebbe neppure assistito le altre tribù di Israele in questo compito. Benestante e spiritualmente superficiale, la tribù di Ascer sarebbe ben presto scomparsa dalla scena, trascinata via dall’invasore assiro, e perduta per sempre alle pagine della storia.

Ecco però nel tempio di Gerusalemme proprio una della tribù di Ascer! Dio aveva stabilito il suo patto di grazia anche con Ascer e i suoi discendenti, così Dio avrebbe conservato, anche nel loro mezzo, un residuo fedele.

Proprio nel mezzo dell’infedeltà della sua gente, la presenza di Anna nel tempio, rivolge la nostra attenzione alle meraviglie della fedeltà di Dio. Sebbene la sua gente per secoli era stata infedele al loro Dio, ecco una famiglia che Dio aveva conservato fedele. In modo per noi sconosciuto, il Signore aveva visto come la sua famiglia aveva continuato ad essere fedele al Dio dell’alleanza e continuato a considerare prezioso l’Evangelo proclamato dai sacrifici nel tempio. 

Il nonno di Anna avrebbe dato a suo padre il nome Fanuel, che significa “il volto di Dio”, che rammentava la lotta di Giacobbe con l’angelo a Peniel. E Fanuel, a sua volta, da a sua figlia il nome di Anna, che significa “oggetto particolare della grazia di Dio”. Ecco quindi dei nomi che esprimono apprezzamento per la storia del popolo di Dio, nomi che parlano il linguaggio della fede. Non è magnifico questo: sebbene la tribù di Ascer fosse perita nella sua prosperità materiale, Dio ne aveva preservato un resto fedele, uno che sarebbe stato designato per l’incontro diretto con il Figlio di Dio nel tempio. Davvero questo è un esempio luminoso della fedeltà di Dio, riflessa nella fedeltà di Anna.

 

Che cosa avrebbe fatto Anna nel tempio giorno dopo giorno? Anna conosceva la Bibbia. Sapeva che in Deuteronomio 10 c’è scritto che Dio “fa giustizia all'orfano e alla vedova, che ama lo straniero dandogli pane e vestito” (De. 10:18). Conosceva l’eco di Davide alla rivelazione di Dio su Sé stesso dov’è scritto: “Padre degli orfani e difensore delle vedove è DIO nella sua santa dimora” (Sl. 68:5), come pure: “L'Eterno protegge i forestieri, soccorre l'orfano e la vedova ma sovverte la via degli empi” (Sl. 146:9).

Nella sua solitudine questa vedova si aggrappa alle promesse di Dio e lavora su queste promesse.  Anna sapeva dov’è la “santa dimora” di Dio. La sua propria abitazione con suo marito era vuota, non era più una casa, e qualcuno avrebbe molto probabilmente magari aspirato a portargliela via. Colui che era stato chiamato a proteggerla era morto, ma sapeva di avere però “Colui che protegge” per eccellenza, e così trova casa nel tempio stesso. Luca dice che “non si allontanava mai dal tempio”. Ora il Signore Iddio diventa il punto focale della sua vita.

Nel tempio, però, lei non avrebbe pianto e ricordato solo “i bei tempi andati”, né si sarebbe semplicemente rallegrata godendo di questo nuovo suo rifugio, ma si sarebbe impegnata in una vita di servizio, “servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”.

La combinazione “digiuni e preghiere” suona estranea alle nostre orecchie. Non è nostra abitudine darci a digiuni e preghiere … ma il fedele Israele sapeva dalla Parola di Dio che cosa Egli richiedesse loro. Il digiuno in Israele era appropriato come espressione di dispiacere verso il peccato, e il popolo di Israele si era dato molto a ciò che Dio considera peccato. L’ingiustizia per cui le vedove venivano private della propria casa, non era che la punta di un iceberg. Fra il popolo mancava molto quella devozione verso Dio che Egli si aspettava. Iddio non poteva concedere al Suo popolo le benedizioni promesse nel Patto semplicemente perché il popolo non Lo serviva di tutto cuore.

Così che fa Anna? Si unisce ad un circolo femminile la cui attività preferita è quella di pettegolare sull’uno e sull’altro e commentare gli scandali che avvengono nel contesto della società? No, questa vedova trova un compito in cui impegnarsi, si impegna a digiunare e a pregare umilmente per i peccati del suo popolo e a supplicare Dio che Dio li perdoni e che conceda loro redenzione dai mali che li hanno intrappolati.

Giorno dopo giorno Anna si dedica ad invocare il perdono e le benedizioni del Signore. Quando la gente giunge nel tempio per pregare ed il sacerdote entra nel Santissimo per offrire incenso sull’altare d’oro, questa figlia dell’infedele Ascer si impegna, con digiuni e preghiere, ad invocare il Dio di Israele affinché Egli abbia misericordia di un popolo che solo meriterebbe un giudizio di condanna. Come dice l’apostolo Giacomo, “pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti; molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia” (Gm. 5:16).

In Anna lei dimorava lo spirito di Cristo

Era questo l’atteggiamento di Anna più il servizio nel tempio che avevano spinto il popolo a considerarla una profetessa? Comunque avesse ricevuto questa chiamata, o avesse o non avesse un riconoscimento ufficiale, il fatto sta che questa vedova in Israele era una profetessa. In lei dimorava lo Spirito del Cristo che viene, come dice l’apostolo Pietro: “cercando di conoscere il tempo e le circostanze che erano indicate dallo Spirito di Cristo che era in loro, e che attestava anticipatamente delle sofferenze che sarebbero toccate a Cristo e delle glorie che le avrebbero seguite” (1 Pi. 1:11).

Non conosciamo nemmeno una parola che provenisse dalle sue labbra: il fatto stesso che ritrattasse di una discendente di Ascer nel tempio, già ci parla della fedeltà di Dio alle Sue promesse. Anzi, il fatto stesso che fosse una vedova consacrata anno dopo anno al digiuno ed alla preghiera parlava come interi volumi ad un popolo che amava i suoi peccati. Il suo servizio nel tempio era una condanna dei loro peccati ed un appello al ravvedimento.

I suoi anni non erano inutili. No, il fatto che fosse anziana e sola non significava che Anna non avesse scopo nella vita che i suoi anni fossero inutili. Lei conosceva il suo Dio, conosceva i bisogni del popolo di Dio e questo era abbastanza per lei da sapere che Dio l’aveva sollevata dalle responsabilità familiari per dedicarsi al servizio del popolo. Un nuovo anno per lei non era un’occasione per riflettere sull’inutilità della sua vita, ma un’altra opportunità per essere profetessa di Dio per il bene del suo popolo,  una rinnovata opportunità per implorare l’Iddio di Israele per la redenzione che Egli aveva promesso di inviare.

Per lei si era realizzato ciò che annuncia il Salmo 92: “Il giusto fiorirà come la palma, crescerà come il cedro del Libano. Quelli che sono piantati nella casa dell'Eterno fioriranno nei cortili del nostro DIO.  Porteranno ancora frutto nella vecchiaia e saranno prosperi e verdeggianti, per proclamare che l'Eterno è giusto; egli è la mia Rocca e non vi è alcuna ingiustizia in lui.” (12-15).

Questa è la donna, dunque, che vide nel tempio, un giorno quattro persone: una giovane donna, suo marito, ed un vecchio di Gerusalemme, con un neonato fra le braccia del vecchio. Lo Spirito di Cristo in lei la rende cosciente che il bambino fra le braccia di quel vecchio laggiù era l’adempimento di tutte le sue aspettative e l’adempimento fedele delle aspettative di tutti i profeti prima di lei. Le sue vecchie e stanche gambe la portano così di fronte a quel gruppo di persone e lei ringrazia a gran voce il Signore. Ecco l’adempimento delle sue fedeli ed incessanti preghiere, e Maria, Giuseppe e Simeone odono l’annuncio.

Non è stupefacente? Le preghiere vengono esaudite? Si, il Dio fedele risponde all’impegno fedele dei Suoi fedeli.

Quel bambino, come aveva detto Simeone, sarebbe stato “luce per illuminare le genti” (v. 32) inclusi quei figli di Ascer che erano scomparsi nel vortice delle nazioni. Era giunta la redenzione, la liberazione dalla servitù al peccato e a Satana, per la salvezza di molti e la gloria di Israele. Fa meraviglia che ringraziasse Dio?

Il suo compito non è cessato. Poi questa donna si volta e se ne va. Nella Scrittura non c’è di lei una sola parola. Ringrazia Dio e se ne va. Dove se ne va? A sprecare il suo tempo ora che la salvezza da parte del Signore è vicina? No, niente affatto. Luca ci dice che “parlava di quel bambino a tutti coloro che aspettavano la redenzione in Gerusalemme”. E’ una donna anziana. Ora che le sue preghiere sono state esaudite, continua ad operare e a dire a tutti ciò che è avvenuto e avverrà. Il suo compito non è finito, perché questo compito non sarà assunto da nessuno nell’establishment religioso del tempo, piuttosto preoccupato per l’insorgere di qualcuno che avrebbe messo in questione il loro potere!

Qualcuno parla e si mobilita, non accetta la congiura del silenzio. E’ sempre lei, quella povera e vecchia vedova che diventa proclamatrice dell’Evangelo. Quante forze avrà potuto avere per farlo a 84 anni? Eppure va e lo fa. Non sono i sacerdoti e i dottori del tempio, esponenti ufficiali della religione, che accolgono Gesù, Maria e Giuseppe, ma personaggi oscuri e apparentemente secondari. Tutto questo è in linea con tutto lo stile di Dio.  Dio non si priva di chi Lo annuncia fedelmente, anche quando un’intera classe politica e religiosa è corrotta. Il messaggio di Anna su quel bambino è testimonianza vivente della fedeltà di Dio alle Sue promesse, attraverso la fedeltà dei minimi fra il Suo popolo che vive nelle tenebre.

Quella donna è messaggio fatto persona. Proprio perché il messaggio viene da una persona così, fedele, che esso acquista maggiore rilevanza.

 

La fedeltà è un valore importante. Per voi la fedeltà è importante, oppure vi unite anche voi al moderno coro che considera stupido chi è fedele e persevera? Chi persevera, però, vincerà. Chi persevera non è superficiale, ma sa che la fedeltà è la caratteristica di Dio e di chiunque coerentemente assomiglia a Lui. Fedele era Anna, presenza costante ed affidabile. Lei sa che in Dio può trovare rifugio sicuro. Anna non ha paura di distinguersi dalla sua stessa gente, perché sa che certi valori non solo sono vincenti e paganti, ma che la coerenza è più importante della malintesa solidarietà con la sua stessa gente. Anna si impegna in una vita di servizio intercedendo in favore del suo popolo e delle sue miserie. In lei dimora lo spirito di Cristo, e sa che gli anni che Dio ci concede non sono mai inutili. E’ Anna che non cessa di parlare di Cristo, quand’anche fosse l’unica a farlo.

Che noi tutti si possa dunque assomigliare ad Anna nella sua fedeltà e perseveranza, e con lei ricevere la redenzione in Cristo Gesù.

 

Magnificate il nostro Dio!

Egli è la rocca, l'opera sua è perfetta,

poiché tutte le sue vie sono giustizia.

È un Dio fedele e senza iniquità.

Egli è giusto e retto.”

Deuteronomio 32:3-4

 

 “Ecco ciò che voglio richiamare alla mente,

ciò che mi fa sperare:

è una grazia del SIGNORE che non siamo stati completamente distrutti;

le sue compassioni infatti non sono esaurite;

si rinnovano ogni mattina.

Grande è la tua fedeltà!

«Il SIGNORE è la mia parte»,

io dico, «perciò spererò in lui».

Il SIGNORE è buono con quelli che sperano in lui,

con chi lo cerca.”

Lamentazioni 3:21-25

Sara

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